LE ISOLE SAMOA |
IL NOSTRO BUNGALOW
IL NOSTRO BUNGALOW
LA VISTA DAL BUNGALOW
IL PRANZO
L'HOTEL
IL CAMPO DA GOLF DELL'HOTEL
LA MACCHINA
AUTOBUS LOCALE
CASCATE PAPA'ASEA
LALOMANU BEACH
SINALEI
SINALEI
SINALEI
LA CASA DI STEVENSON
CASCATE PAPAPAPAI'TAI
IL SEAFOOD CREATURE!!!!
Dunque, il nostro bungalow come detto era proprio sulla spiaggia, l'umidità non indifferente, il rumore notevole (onde, frasche, gechi: si, gechi!), però si dormiva piuttosto bene.... Questo è l'interno del bungalow: notare il letto a baldacchino con la pregevole zanzariera e soprattutto l'assenza di vetri alle finestre. Anzi, l'assenza di finestre!
Eravamo sistemati in una delle "suite", ed effettivamente il nostro bungalow era molto particolare, accanto fra l'altro alla suite imperiale dove hanno alloggiato per tre giorni due tizi che si sono sposati proprio lì e che ci hanno regalato una bottiglia di spumante per bere alla loro salute..
Eravamo proprio a ridosso della spiaggia, sotto le palme. Bellissimo, anche se un pò rumoroso (era come dormire all'aperto, in riva al mare, con le onde che si frangevano in continuazione sulla barriera corallina e soprattutto con la ahimè frequentissima pioggia anche di notte). La colazione aveva luogo nel fale centrale (dove c'era anche un bar), mentre in un altro ristorante proprio sul mare generalmente pranzavamo.
Questo ristorantino sul mare, accanto alla spiaggia, era dove generalmente si pranzava e si cenava (a meno di tempo particolarmente brutto). I piatti erano veramente buoni: qua stavamo mangiando della carne neozelandese e la specialità dei luoghi, l'OKA: pesce crudo marinato dentro il cocco, una bontà suprema. E da bere, avevamo la Vailima, ossia la birra prodotta alle Samoa che è uno dei vanti nazionali.
Già dal primo giorno abbiamo fatto i conti con la pioggia. Tutta la prima mattina ha piovuto ininterrottamente, così abbiamo rpeso la navetta dell'albergo che ci ha portato ad Apia. La foto è stata presa in un momento di sole: come si vede, quando era bel tempo il posto era meritevolissimo.
Apia è una città piuttosto bruttina, fatta di tante case basse, con un centro rappresentato dalla torre dell'orologio, vocino al porto. Altro punto di interesse è il mercato, sempre nei paraggi, dove si vende di tutto, dagli oggetti di legno alle stoffe ai lavalava, ossia i parei: questo infatti è il vestito degli uomini samoani, che non portano i pantaloni ma questi parei coloratissimi lunghi fino alle caviglie. Fa un pò impressione vedere questi personaggi enormi (sono tutti alti e grossi) e tatuati che vanno in giro conciati in quel modo...
Il giorno dopo, sempre sotto il diluvio, abbiamo deciso di affittare una macchina per non essere prigionieri dell'albergo, cosa che cominciava a farsi pesante. Il tassinaro che ci stava portando ad Apia per affittare la macchina, Malaki, ci ha detto che era lui stesso un affittamacchine e quindi ci siamo fatti dare questa jeep per 600 Tala (circa 180 euro) per 4 giorni.... Così siamo andati ad Apia, dalla polizia, dove dietro pagamento di 10 Tala mi hanno dato un foglio che costituiva la patente per poter guidare in Samoa.
L'isola è percorsa in lungo e in largo da questi autobus senza orario (quindi per noi inutilizzabili), che mandano della musica a tutto volume, per la gioia dei passeggeri.
Questo posto è famoso per gli scivoli naturali: ce ne è uno di 4 metri, ma noi abbiamo preferito limitarci a quello più breve, per non rischiare l'incolumità.
Quello che sorprende delle Samoa è la pressochè totale assenza di turismo: si vede solamente qualche straniero in giro per Apia, specialmente nei paraggi del mercato o dell'Aggie Grey Hotel, che è l'albergo più famoso dell'isola sin dai tempi della guerra del Pacifico.
Anche nel nostro hotel non c'erano moltissimi ospiti, fra i quali una coppia di signori di una certa età talmente simpatica da aver fatto amicizia con tutti, noi compresi: lei era di Sydney, lui tedesco....
Non sono mancate le belle giornate: una mattina infatti abbiamo preso la macchina e ci siamo diretti verso la punta orientale dell'isola, percorrendo circa 35 chilometri della strada asfaltata e in buone condizioni che fa il giro di Upolu.Quaggiù ci sono le spiagge più "in" (si fa per dire: non c'era quasi nessuno), dove la gente viene in vacanza: affitta un "fale" sulla spiaggia e sta qui un numero imprecisato di giorni. La spiaggia più bella è Lalomanu, nella foto: è la più bella semplicemente perchè è uno dei pochi punti dove c'e' una spiaggia vera, visto che la quasi totalità della costa non presenta sabbia. Questo è un aspetto che non avevamo considerato delle Samoa: siccome non sono atolli in senso stretto, la fascia sabbiosa ancora non esiste, per cui si passa direttamente dalla terra al mare, che più che altro sembra un lago, all'interno della barriera corallina. Comunque Lalomanu è veramente bellissima, e finalmente abbiamo fatto il primo bagno del viaggio di nozze!
Ma anche vicino all'albergo ci sono dei posti molto "tropicali": si trattava solo di approfittare dei momenti di bel tempo. Il fatto era che comunque, se guardavamo verso l'interno dell'isola, la montagna era sempre avvolta da una nuvola nera e minacciosa.... In realtà alla fine della settimana si può dire che di mare in senso stretto ne abbiamo fatto poco, anche perchè molto spesso prendevamo la macchina e andavamo in giro.
Poco lontano dalla nostra spiaggia c'era questo "cimitero delle palme", davanti al vicino hotel "Coconut Beach": sullo sfondo si vede il nostro albergo. Lì erano sempre disponibili le attrezzature da "snorkelling" (come ho scoperto che adesso si chiama nuotare con pinne, maschera e boccaglio) e ne abbiamo anche approfittato, sennonchè spesso l'orario in cui facevamo il bagno coincideva con la bassa marea e non si riusciva a nuotare per quanto era bassa l'acqua. Ho fatto comunque in tempo a vedere un sacco di oloturie (i cetrioli di mare) e delle stelle marine giganti azzurre.
Il posto comunque, ripeto, era veramente molto bello.
A Vailima, a pochi chilometri da Apia sulla strada che attraversando l'isola collega la capitale al nostro albergo, c'e' la casa di Stevenson, quello che ha scritto "L'Isola del Tesoro", che ha passato gli ultimi anni della propria vita qui a Samoa ed è molto venerato dagli abitanti. Abbiamo visitato la casa e passato un paio d'ore, mentre poco lontano i nostri panni venivano lavati in una lavanderia gestita da un paio di ragazze che hanno a dir poco complicato le operazioni di lavaggio.
Quasi al culmine della strada che dal nostro albergo porta ad Apia c'e' la cascata più alta dell'isola, Papapapai'tai.
Abbiamo visto altre cascate, naturalmente: un'altra è lungo la costa sud, all'interno del parco nazionale di O Le Pupu Pu, e si chiama Togitogiga. I nomi qui sono veramente molto strani, come si può vedere....
Per festeggiare l'ultima sera a Samoa, nel "nostro" ristorantino dove ormai tutti i camerieri ovviamente ci conoscono (vista l'esiguità del numero degli ospiti), abbiamo mangiato ciò che si vede nella foto: dall'aragosta alla zuppa di pesce al tonno alle più svariate conchiglie, gamberi e astici. Una cosa eccezionale! Ci è sembrato il modo migliore per lasciare un luogo che, seppur non abbia mantenuto in pieno le nostre aspettative, specialmente a causa del cattivo tempo, tutto sommato ci è piaciuto molto: in fondo è la prima isola tropicale della nostra vita da sposati...
Unico rimpianto, non essere riusciti ad andare a Sawai, la grande isola ad ovest: ma le condizioni meteorologiche non ci hanno permesso di sfruttare tutta la settimana che abbiamo passato qui.
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IL NOSTRO BUNGALOW
Dunque, il nostro bungalow come detto era proprio sulla spiaggia, l'umidità non indifferente, il rumore notevole (onde, frasche, gechi: si, gechi!), però si dormiva piuttosto bene.... Questo è l'interno del bungalow: notare il letto a baldacchino con la pregevole zanzariera e soprattutto l'assenza di vetri alle finestre. Anzi, l'assenza di finestre!