IL SUD
IL LAGO LANGANO
WINNEY LODGE - IL BUNGALOW
INTORNO AL LAGO LANGANO
VERSO SUD
SODO
CASCATE
CHENCHA (VILLAGGIO DORZE)
CHENCHA
CHENCHA
ARBA MINCH
ARBA MINCH - SWAYNES HOTEL
ARBA MINCH - SWAYNES HOTEL
ARBA MINCH - LAGO CHAMO
LAGO CHAMO - IPPOPOTAMI
LAGO CHAMO - COCCODRILLI
LAGO CHAMO - FENICOTTERI
I BABBUINI
SUA MAESTA' IL CAFFE'
GENTE DI KONSO
ARBA MINCH
I MARABU'
E I PELLICANI
Arrivati dunque ad Addis intorno alle 2 siamo stati recuperati dal land rover guidato da uno strano tipo che poi si è rivelato essere la nostra futura guida/autista per il sud: Mehari. Siamo subito andati all'ufficio della Greenland e poi abbiamo pranzato in un ristorante tradizionale lì accanto. Cibo buonissimo, cameriere carine e caffè ottimo ci hanno fatto prolungare fino alle 4 il pranzo, cosicchè siamo partiti in grave ritardo per il Winney Lodge, sul Lago langano, prima tappa verso il sud. Siamo infatti arrivati alle 9 (notte fonda) dopo 200 km di strada e 20 km in mezzo alla savana di sterrata con tanto di guado estremamente complicato. Il posto era molto spartano anche se estremamente suggestivo: la stanchezza e il buio però non ce l'hanno fatto godere molto: siamo subito andati a cena e poi a dormire....
Dopo la cena sotto il patio comune, in riva al lago, timorosi per le zanzare (da oggi eravamo a rischio malaria, almeno in teoria) e stanchi morti, siamo andati a dormire nei bungalow, poco distanti, sparsi nella savana circostante. La notte è stata molto rumorosa: uccelli di ogni tipo si sono esibiti in un concerto assordante, bellissimo, che abbiamo sentito molto bene visto lo scarso isolamento del nostro bungalow, che ci ha un pò ricordato quello delle isole Samoa (qua però c'era il vetro, almeno...).
La mattina dopo siamo ripartiti presto e, dopo colazione, abbiamo di nuovo percorso i 20 km in mezzo alla savana, stavolta alla luce del sole, ricavandone un'impressione ben migliore: capanne in ogni dove, tantissima gente in giro (come al solito) e soprattutto tanti bambini che, a piedi, convergevano, libri alla mano, verso la scuola, sorridendo mentre ci salutavano. La nostra meta era Arba Minch, 300 km più a sud, dove presumibilmente saremmo arrivati in serata.
Dopo circa mezz'ora siamo arrivati a Shashemene, dove abbiamo fatto benzina (e scoperto che perfino qui il gasolio costa 0,5 euri al litro: SIGH). Shashemene è la capitale dei rastafariani, ossia i seguaci della nota religione giamaicana rasta, che, in ossequio alla profezia per cui "I re verranno dall'Africa", quando Ras Tafari divenne imperatore col nome di Hailè Selassiè, si sono messi a venerarlo intrecciandosi i capelli e fumando mariyuana. Da qui abbiamo preso la strada che porta ad Arba Minch: buona per la prima parte, dopo un pò cominciava a presnetare un quantitativo sempre maggiore di buche tale per cui siamo andati sempre più piano. Nei giorni successivi avremmo tuttavia rimpianto anche le buche....
Per il pranzo ci siamo fermati a Sodo, un'assoltata cittadina a più di 2000 metri d'altezza dove faceva parecchio caldo. Abbiamo mangiato in un albergo-ristorante frequentato da turisti, fra cui due strani tipi di Milano che stavano attraversando l'Africa con la loro macchina (targata, appunto, Milano...) e due famiglie di olandesi i cui 5 bambini razzolavano tranquillamente per il pavimento, provando che l'igiene non era poi così deficitaria (anche se in seguito non li abbiamo più incontrati, per la verità). Sodo è la classica cittadina etiope, con tanta gente a piedi che va e viene e non poca confusione.
Qualche chilometro a sud di Sodo, in vista del grande lago Abaya, Mehari si è fermato e ci ha indicato le cascate nella foto.
Abbiamo costeggiato il lago Abaya: sulle colline in fondo già si vedeva Arba Minch, la nostra meta. Stavamo realizzando come questi due giorni fossero stati di puro trasferimento verso sud quando Mehari, aprendo bocca (il che era una notizia) ci ha annunziato che stavamo per andare a vedere Chencha, il villaggio della popolazione Dorze: detto questo, ha svoltato per una sterrata sulla destra che si è inerpicata con degli impressionanti tornanti sulla montagna, con panorama mozzafiato: la salita sembrava non finire più: abbiamo persino attraversato un bosco di conifere, fino ad arrivare a quasi 3000 metri. Ad un certo punto sono balzati fuori dai cespugli dei bambini danzanti: erano i bambini Dorze, famosi anche per le loro danze, appunto, simili a quelle di breakdance....
Arrivati finalmente al villaggio, costituito da una decina di case caratteristiche, costruite con bambù e foglie della pianta della "falsa banana", siamo stati accolti dalla guida locale che ci ha fatto fare una breve visita in cui abbiamo visto come si prepara il pane dalla falsa banana: dal tronco si raschia la polpa che viene messa a fermentare sottoterra per tre mesi e poi viene cotta in forno: il risultato per la verità è una schifezza, ma è pur sempre un'importante fonte di nutrimento. Abbiamo poi visto la struttura della casa, a forma di elefante (in memoria dei tempi antichi quando qua c'erano gli elefanti) e l'immancabile mercatino di oggetti vari. Carino, anche se evidentemente tutto fatto a misura di turista: il vero villaggio era costituto da case con i tetti di lamiera poco distante.
Dopo la visita ci è sembrato giusto fermarci a contemplare per un attimo il panorama stupendo che si godeva dalla strada: il lago Abaya con Arba Minch in fondo a destra e le montagne della Rift Valley sullo sfondo.
Finalmente abbiamo fatto il nostro ingresso ad Arba Minch (che significa 40 sorgenti), che è divisa in due parti distinte, Shecha e Sikela, una in basso, l'altra in posizione più elevata, congiunte da una strada asfaltata. Nella foto, una 600: il retaggio dell'influenza italiana? Siamo arrivati poco dopo allo Swaynes Hotel, sempre della Greenland, e abbiamo avuto la lieta sorpresa di trovare un hotel quasi lussuoso, in posizione eccezionale e con tutti i comfort (compreso il telefonino che prendeva: per i successivi 5 giorni non se ne sarebbe parlato).
L'hotel è costituito da una serie di camere sparse su un'area intorno al blocco centrale dov'è il ristorante, su uno sperone roccioso in posizione dominante la Rift Valley, i laghi Abaya e Chamo e la lingua di terra che li divide, dove in mezzo alla foresta sono le 40 sorgenti da cui la città prende il nome. Un posto bellissimo: siamo rimasti colpiti anche perchè siamo arrivati qui al tramonto e la nostra stanza affacciava proprio sul panorama.
E questa era la vista complessiva dalla nostra stanza: da sinistra, il lago Abaya, la lingua di terra che lo separa dal Lago Chamo, chiamata "God's Bridge", e il lago Chamo stesso. Sullo sfondo, montagne di 4000 metri. Insomma, un posto meraviglioso e una delle immagini più significative del nostro viaggio in Etiopia.
La mattina dopo, adeguatamente presto, ci è stato annunciato da Mehari (che per la verità non brillava molto per comunicatività) che avremmo fatto una gita in barca sul lago Chamo per andare a vedere il cosiddetto "mercato dei coccodrilli", dove pareva si potessero veder i coccodrilli più grandi d'Africa. Il tempo purtroppo era un pò incerto, e ci tornavano alla mente le parole della mamma di Dario che ci aveva detto, quando eravamo ripassati per Addis, che c'erano state delle piogge fuori stagione che avevano causato parecchi problemi...Comunque, raggiunta la barca dopo un breve tragitto in auto in mezzo alla foresta, ci siamo imbarcati...
Poco dopo, ci si sono presentati gli ippopotami: a dispetto del loro aspetto pacioso, sono fra gli animali più pericolosi in assoluto. Anche se sono divertenti da vedere, questo è certo.
Dopo circa 20 minuti di navigazione e dopo che il lago a causa del vento si era notevolmente increspato, abbiamo raggiunto la zona dove avrebbero dovuto sostare i coccodrilli che però, a causa del lago mosso, latitavano. Siamo perciò tornati indietro rassegnati, fino al momento in cui sulla riva è comparso l'enorme coccodrillo della foto, in compagnia di altri che si erano nascosti da questa parte della piccola penisola che avevamo costeggiato.
C'era anche un'ampia avifauna, con pellicani e fenicotteri: insomma, una bellissima gita che nel complesso è durata quasi due ore. Dopodichè, siamo sbarcati e, ripresa la macchina e raggijnta la strada principale (non senza esserci impantanati nella foresta con rischio di rimanere lì) ci siamo avviati verso il profondo sud: la nostra meta era Jinka, quasi nella valle dell'Omo, per la quale c'erano da percorrere centinaia di chilometri tutti sterrati e a tratti parecchio sconnessi....
Proprio sul bordo della strada principale, ci siamo imbattuti in una famiglia di babbuini che lì stazionava. Questa mamma allattava il suo piccolo, mentre altri individui le stavano intorno con fare sfrontato. Il paesaggio adesso era costituito da un'ampia vallata nella quale si attraversavano numerosi fiumi (alcuni a guado, altri su ponti in costruzione); il tempo era semicoperto e la cosa da una parte ci seccava parecchio, dall'altra ci evitava un caldo eccessivo. La prima tappa sarebbe stata Konso, vera porta verso l'estremo sud.
Arrivati a Konso verso le 11.30 abbiamo fatto una pausa al bar e non ci siamo fatti sfuggire l'occasione di assaggiare il caffè, come al solito molto buono...
Ripreso il cammino verso Jinka, ci siamo imbattuti nella solita fiumana di gente che percorreva la strada diretta per lo più al mercato della città. La strada qui è molto panoramica e dà su un'ampia vallata di terra rossa punteggiata dalla savana, alberi imponenti e capanne di fango, abitate da tanta gente che lavora la terra (con aratro e buoi) e pascola gli animali. Stavamo entrando nel profondo sud, distanti chilometri e chilometri dall'ultima strada asfaltata, dall'ultima antenna dei telefonini e con un traffico sempre più sporadico sulle infernali strade di terra e sassi.....
Di ritorno dal sud, ci siamo nuovamente fermati allo Swaynes Hotel dove non ci siamo potuti esimere dal farci ancora una foto con il bellissimo panorama....
Sulla strada per Addis poi, dopo il lago Langano, ci siamo fermati a vedere i marabù (nella foto)....
...e i pellicani, sulle rive del lago in un posto abbastanza fetido ma suggestivo.
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IL LAGO LANGANO
Arrivati dunque ad Addis intorno alle 2 siamo stati recuperati dal land rover guidato da uno strano tipo che poi si è rivelato essere la nostra futura guida/autista per il sud: Mehari. Siamo subito andati all'ufficio della Greenland e poi abbiamo pranzato in un ristorante tradizionale lì accanto. Cibo buonissimo, cameriere carine e caffè ottimo ci hanno fatto prolungare fino alle 4 il pranzo, cosicchè siamo partiti in grave ritardo per il Winney Lodge, sul Lago langano, prima tappa verso il sud. Siamo infatti arrivati alle 9 (notte fonda) dopo 200 km di strada e 20 km in mezzo alla savana di sterrata con tanto di guado estremamente complicato. Il posto era molto spartano anche se estremamente suggestivo: la stanchezza e il buio però non ce l'hanno fatto godere molto: siamo subito andati a cena e poi a dormire....