GONDAR
VERSO GONDAR
L'ALBERGO DI GONDAR
LE STANZE DELL'ALBERGO
IL RECINTO IMPERIALE
IL CASTELLO DI FASILIDAS
IL RECINTO IMPERIALE
IL CASTELLO DI FASILIDAS
IL PALAZZO DELLE POSTE
IL BAGNO DI FASILIDAS
DEBRE BEHRAN SELASSIE'
GLI AFFRESCHI
IL TEJ
La mattina dopo ci siamo alzati di buon'ora, contenti solo per il fatto che abbandonavamo l'unico luogo del nord a rischio malaria (rischio molto relativo, a essere sinceri). Ci separavano da Gondar 180 km di strada asfaltata e in ottime condizioni, che una volta uscita dal paese percorreva la piana lungo la costa ovest del lago Tana per poi inerpicarsi su per le montagne: Gondar si trova a nord della sponda settentrionale del lago Tana, ad oltre 2200 metri d'altitudine. Le montagne attraversate sono molto particolari, con formazioni rocciose a pinnacolo, una sorta di preludio ai Monti Simien, che avremmo attravesrato l'indomani nella nostra strada verso Axum.
Dopo circa tre ore siamo arrivati a Gondar, l'antica capitale dell'Etiopia in mezzo alle montagne e in vista del lago Tana. Il nostro albergo, il Goha Hotel, era una bellissima costruzione in pietra situata su uno sperone roccioso a picco sulla città, di cui si aveva uno stupendo e completo panorama (nella foto). Vista da sopra, la città appare piuttosto verde, caratterizzata dal grande complesso del "Recinto Imperiale", una cinta di mura all'interno della quale si trovano i vari castelli edificati dagli imperatori nel medioevo (da Fasilidas a Tewodoros) e dai numerosi edifici in stile razionalista, costruiti all'epoca dell'occupazione italiana, negli anni '30: l'ufficio postale sembrava la stazione di Anzio...
Vale la pena far vedere una foto della nostra stanza qui, perchè era precisamente identica, nella forma, nella disposizione dei mobili e nell'arredamento, alle stanze degli altri alberghi della catena statale Ghion a Bahir Dar e Axum: era una sistemazione molto confortevole, col bagno quasi perfettamente funzionante, la luce e discretamente (non eccessivamente) pulita. Inoltre, questo albergo era proprio bello: il salone da pranzo dava sulla terrazza/solarium e direttamente sul giardino che terminava sul balcone panoramico.
Subito dopo pranzo (solita zuppa, piatto di carne e frutta, oltre alla birra locale Dashen) siamo andati a visitare la città: prima tappa il Recinto Imperiale e in particolare il castello del re Fasilidas e quelli della regina Mentwab e del marito Bakaffa. Il meglio conservato è tuttavia quello di Fasilidas, del 1600: i bombardamenti dei "liberatori" inglesi hanno recato seri danni al complesso, adesso sotto la tutela dell'UNESCO che ne ha restaurato una parte, operando qui meglio che altrove (leggi Lalibela, di cui parleremo più avanti). Per questi edifici Gondar è chiamata la "Camelot" d'Africa ed è veramente un posto suggestivo.
E' il meglio conservato, anche perchè è stato, come detto, restaurato sia all'interno che all'esterno. Peccato che non si potesse salire sul tetto perchè pericolante...da qui Fasilidas poteva scegliere verso quale chiesa pregare a seconda dell'ora del giorno: nella direzione dei quattro punti cardinali infatti c'erano altrettante chiese cui il sovrano poteva rivolgersi. Sullo sfondo, nella foto, si vede l'edificio adibito ad "ufficio" da Fasilidas, una sorta di ministero, gravemente danneggiato dagli inglesi.
Dato il bellissimo contrasto fra il colore del cielo e quello degli edifici, oltre che dal verde del prato, avremmo fatto centinaia di fotografie....Qui si vede, sullo sfondo, il nostro albergo in cima alla montagna, proprio sopra la città.
Un particolare dell'interno del castello che, come detto, è stato restaurato dall'UNESCO.
Non siamo a Sabaudia, ma al centro di Gondar, e quello nella foto è il palazzo delle poste. La nostra guida ci ha detto alcune cose interessanti sull'occupazione italiana: l'orgoglio per essere l'unica nazione africana a non aver mai subito una colonizzazione vera e propria non gli impedisce di dire che se gli italiani fossero rimasti qualche anno in più, probabilmente loro adesso starebbero ancora meglio. la guida setssa viveva in una casa costruita dagli italiani, nella parte alta della città, che avremmo attraversato in seguito per raggiungere la chiesa di Debre Behran Selassiè
Poco fuori città siamo andati a visitare il bagno di Fasilidas: si tratta di questa costruzione circondata da una piscina, che durante le festività del Timkat (l'Epifania copta) viene riempita d'acqua per farvi svolgere le varie cerimonie. Attualmente era in fase di (lentissimo, visto il ritmo degli operai) restauro.
Dopo la visita al bagno di Fasilidas, ci siamo recati a visitare l'ultimo monumento in programma: la chiesa di Debre Behran Selassiè, posta su una collina a circa 1 km dal centro della città. Siamo entrati nel giardino oltre il muro di cinta e ci siamo ritrovati in quest'oasi di pace, dove abbiamo dovuto aspettare che altri turisti finissero la visita, in modo da vederla con maggiore calma.
La maggiore caratteristica della chiesa sono gli affreschi sul soffitto, che raffigurano decine e decine di angeli, rappresentazione del fatto che ci sono angeli dappertutto a proteggerci....E' una delle immagini più celebri dell'Etiopia (sta perfino sui biglietti aerei), e sta a testimoniare quanto sia importante qui la presenza della chiesa copta: l'Etiopia è stato il primo paese africano che abbia abbracciato la religione cristiana, oltre ad avere legami molto profondi con l'ebraismo, specialmente per quanto riguarda la tradizione dell'Arca dell'Alleanza, che si dice sia conservata ad Axum...
La sera, dopo cena, ci siamo fatti venire a prendere dalla nostra guida e ci siamo fatti portare in un tej-bet per assaggiare il tej, una delle bevande nazionali, fatta di cereali fermentati e miele. Siamo dunque entrati in questo locale accanto alle mura del castello, che sembrava un postribolo, con moltissima gente sdraiata a bere e fumare. Ci hanno fatto accomodare in cortile dove ci hanno portato la bottiglia con la preziosa bevanda, che abbiamo sorseggiato da sorta di ampolle. Non era particolarmente forte: pareva un bellini, comunque buonissimo. E' stata una bella (e innocua, per fortuna) esperienza, prima di ripartire alla volta di Axum.
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VERSO GONDAR
La mattina dopo ci siamo alzati di buon'ora, contenti solo per il fatto che abbandonavamo l'unico luogo del nord a rischio malaria (rischio molto relativo, a essere sinceri). Ci separavano da Gondar 180 km di strada asfaltata e in ottime condizioni, che una volta uscita dal paese percorreva la piana lungo la costa ovest del lago Tana per poi inerpicarsi su per le montagne: Gondar si trova a nord della sponda settentrionale del lago Tana, ad oltre 2200 metri d'altitudine. Le montagne attraversate sono molto particolari, con formazioni rocciose a pinnacolo, una sorta di preludio ai Monti Simien, che avremmo attravesrato l'indomani nella nostra strada verso Axum.