INFORMAZIONI PRATICHE
Contrariamente al solito, avendone l'occasione ci siamo rivolti per l'organizzazione ad un'agenzia di Addis Abeba, di proprietà di nostri conoscenti, la quale ha pensato a tutto (a parte il volo da Roma). L'agenzia è il maggiore tour operator d'Etiopia: si chiama Greenland Tours (sito), e visto il rapporto privilegiato abbiamo demandato al suo titolare Dario l'organizzazione di tutto quanto: itinerario, alberghi, pasti, mezzi di trasporto, visite, eccetera. Sull'itinerario in effetti, specialmente la prima volta che si va in Etiopia e avendo poco tempo a disposizione, le scelte sono quasi obbligate: la rotta storica (Addis-Lago Tana-Gondar-Axum-Lalibela) e il tour nel sud fino alla valle dell'Omo con la visita alle popolazioni Mursi, Hamer, Banna, Hemsay, Karo, eccetera. Per alberghi, mezzi di trasporto e altro, vedi sotto.
Complessivamente, il pacchetto ci è costato 1400 euris. Considerando che era tutto compreso (anche gli ingressi ai parchi e musei eccetera) e che abbiamo dovuto spendere solo per souvenir e mance (quanto alle mance, vedi sotto!) circa 150 euro a testa in più, in totale il viaggio ci è venuto a costare intorno ai 2500 euri.
AEREI
Abbiamo prenotato l'aereo con molti mesi di anticipo, visto il periodo natalizio in cui volevamo andare. Abbiamo scelto l' Ethiopian Airlines che è un'ottima compagnia e ha il volo diretto da Roma tutti i giorni; sugli aerei si mangia bene e si viaggia in modo estremamente puntuale, l'unico problema è che il volo è piuttosto caro: solo per la tratta intercontinentale abbiamo speso 1007 euri a testa. Per la prenotazione e l'acquisto, anche se la compagnia ha un sito che in teoria consente di fare tutto on-line, abbiamo preferito rivolgerci direttamente all'ufficio Ethiopian di Roma di Piazza Barberini, 2. La Greenland Tours ha provveduto a prenotare poi le tre tratte interne (il cui prezzo complessivo era comunque intorno ai 180 euri) che ha incluso nel pacchetto del viaggio.
ALBERGHI
Non essendoci una grossa scelta per quanto riguarda gli alberghi (in genere ce ne sono un paio di livello internazionale, nel senso di avere camere con bagno, acqua ed elettricità, e poi una serie di alberghetti per locali estremamente semplici, diciamo cosi') la Greenland ha prenotato tutte le sistemazioni (a pensione completa) generalmente in Hotel statali di buon livello e in alberghi che sta lei stessa costruendo a Lalibela e al sud. A Bahir Dar siamo stati al Tana Hotel: bellissimo, sul lago; a Gondar al Goha Hotel, tutto in pietra, abbarbicato su uno sperone roccioso che domina la città; ad Axum allo Yeha Hotel, molto simile al Goha, proprio sopra il parco delle stele. A Lalibela allo Yahmrea Hotel, ancora in costruzione ma che di fatto è già il più confortevole della città. Per il sud, siamo stati al Wenney Lodge e allo Swaynes Hotel (di proprietà della Greenland): il primo, sulla riva del lago Langano è piuttosto spartano (alle 11 di sera spengono il generatore e si dorme in bungalow di legno)ma estremamente suggestivo (si è proprio in mezzo alla savana); il secondo è spettacolare, comodo e per gli standard etiopici lussuoso: panorama sensazionale sui due laghi e la Rift Valley, acqua corrente e luce 24 ore su 24. Per l'estremo sud, due notti all'Hotel Orit di Jinka (abbastanza terribile, anche se non tutte le stanze sono prive di acqua calda e la luce non sempre va via) e due notti all'Evengadi Campsite, un campeggio vicino a Turmi dove non c'è mai acqua corrente e ci si può lavare se non finisce l'acqua dei cassoni: un pò spartano, ma una bellissima esperienza.
TRASPORTI
Al nord, oltre ai voli interni, ci siamo spostati su minibus forniti dall'agenzia. Affittare una macchina non è difficile, ma non so quanto convenga viste le condizioni delle strade che, ad eccezione del tratto fra Bahir Dar e Gondar, non sono asfaltate e abbastanza tortuose, vista la natura del territorio. Lalibela è praticamente irraggiungibile via terra (a meno di avere tantissimo tempo a disposizione), quindi l'aereo è l'unica soluzione praticabile in tempi brevi. Al sud le strade generalmente non sono facili (specialmente dopo Arba Minch, dove l'asfalto, o meglio le buche con intorno l'asfalto spariscono e una pioggia può causare disastri, tipo quello capitato una settimana prima che andassimo noi quando una piena improvvisa si è portata via un fuoristrada che stava attraversando il fiume) e quindi servono mezzi proprietari e pratici e autisti esperti in guadi et similia.
Sempre avendo tanto, ma tanto tempo a disposizione e molta flessibilità si può pensare di spostarsi con pullmann e camion, ma al riguardo forse è meglio leggersi la Lonely Planet: io non sono tanto d'accordo, comunque.
MANGIARE
Il famoso cibo etiopico, che si mangia con le mani per mezzo dell'injera (pane piatto e spugnoso), è veramente validissimo. Forse ci è piaciuto così tanto perchè siamo riusciti a mangiarlo solo 3 volte in tutto il viaggio: avendo la pensione completa, mangiavamo negli alberghi dove c'era un menù abbastanza internazionale a tre portate: zuppa (cipolle o pomodoro o vegetali), piatto di carne (o spaghetti al ragù, naturalmente mai toccati) e frutta. Solo la prima e l'ultima sera ad Addis Abeba siamo andati in due ristoranti tipici (Hambesha: validissimo; Jenet: leggermente peggio) dove abbiamo mangiato il piattone unico dove c'era carne di agnello, kitfo e salse varie sopra l'injera: generalmente basta chiedere cose non troppo piccanti e precisare che non si vuole il kitfo crudo... Fuori Addis non abbiamo mangiato il cibo tradizionale, come detto.
Per bere (sempre tenendo presente che l'acqua dev'essere rigorosamente in bottiglia chiusa), c'e' una buona scelta di birre locali e non: la più diffusa è la Saint George, poi la Dashen, anche se secondo me la più buona è l'Harar, tutte locali.
Due cose sono da non perdere, a mio avviso: il tej (idromele ottenuto dalla fermentazione di alcuni cereali cui viene poi aggiunto il miele), che si beve nei tej bet (locali simili a postriboli dove ci si siede generalmente per terra: noi ci siamo andati a Gondar accompagnati dalla guida locale che abbiamo prezzolato allo scopo), ha colore giallo più o meno carico e viene servito in ampolline. Ce ne sono di più o meno forti: quello che abbiamo bevuto a Gondar pareva un bellini, quello a Lalibela sapeva di bruciato; il più buono probabilmente è stato quello del risortante Jenet.
Ma quello che è veramente imperdibile è il caffè: l'Etiopia è l'unico paese al mondo oltre l'Italia in cui il caffè mi sia piaciuto moltissimo. Se fatto bene, magari bevuto dopo la caratteristica "cerimonia del caffè" in cui viene tostato e macinato, è veramente una delizia che consiglio a tutti.
VARIE (MONETA, LINGUA, CLIMA, SICUREZZA....)
Il fuso orario è 2 ore avanti rispetto a Roma; la moneta è il birr: a dicembre del 2006 per un euro si ottenevano 11,47 birr.
Per entrare in Etiopia occorre il passaporto valido per almeno altri 6 mesi e il visto, che si ottiene direttamente all'aeroporto di Addis Abeba (appena si scende al piano inferiore, in un piccolo e affollato ufficio) al prezzo di 18 euri.
In Etiopia si parlano circa 83 lingue, anche se la più diffusa è l'ahmarico, che è anche quella ufficiale. Da notare che i caratteri non sono quelli latini e che le scritte sembrano sgorbi del tutto incomprensibili: non dovunque peraltro è presente la traslitterazione, anzi. Devo dire che l'uso dell'inglese è molto diffuso e ci siamo trovati abbastanza bene; i più anziani parlano addirittura un pò di italiano. Al sud, con le tribù, ci si esprime a gesti (e sventolando banconote da 1 birr): le uniche parole "inglesi" conosciute, ripetute in continuazione, sono "Halò", "You you you", "Photo, photo", "Pen, pen" e "Highlands": quest'ultima indica la richiesta di una bottiglia d'acqua.
Per quanto riguarda il clima, l'Etiopia a dicembre gode del clima ideale: asciutto, secco, sereno. Al nord (dove si è sempre oltre i 1800 metri di quota) di giorno si arriva a 30°, mentre di sera fa fresco. Al sud il clima è più umido, più caldo (fino a 35°) ma niente a che vedere con le nostre calure: si sta benissimo.
Per quanto riguarda la sicurezza, l'Etiopia ci ha dato l'impressione di essere un paese tranquillissimo, dove girare da soli non costituisce alcun problema. Capita spesso di essere avvicinati da persone che si propongono come guide o solo semplicemente per chiacchierare, spesso con il sorriso sulle labbra, che poi magari alla fine sperano in qualche birr di mancia. I più assidui portatori di "attacchi" sono i bambini, che possono essere molto insistenti, ma sempre in un modo che ci è sembrato generalmente allegro e simpatico: una tipica situazione è quella di passeggiare per le strade di un villaggio e ritrovarsi a tenere per mano due o tre bambini che ti guardano e ti sorridono. Non abbiamo mai avuto insomma la sensazione di essere in un posto dove potessero esserci pericoli derivanti dalla popolazione locale (l'unica eccezione vale per i Mursi, maestri del furto con destrezza, ma fa parte del folklore locale, a detta loro). Anche ad Addis, quando siamo usciti la sera, abbiamo visto tantissime persone in giro, giovani soprattutto e anche moltissime ragazze sole: mai abbiamo avuto il sentore di dover prestare particolare attenzione (almeno, più di quanta non se ne presti normalmente).