IL SUD
PARACAS - IL CANDELABRO
ISOLE BALLESTAS
ISOLE BALLESTAS
LA COSTA DI PARACAS
NAZCA
NAZCA
NAZCA-AREQUIPA
CIMITERO CHAUCHILLIA
NAZCA-AREQUIPA: LA CARRETERA PANAMERICANA
AREQUIPA - SANTA CATALINA
AREQUIPA - SANTA CATALINA
AREQUIPA - SANTA CATALINA
AREQUIPA
AREQUIPA
Dopo circa tre ore e mezza di automobile, siamo arrivati a Pisco. Qui, al porticciolo, ci siamo imbarcati sul gommone verso le Isole Ballestas, dove c'e' un parco marino con leoni marini, pinguini di Humboldt e altre centinaia di specie animali. In navigazione, sulla costa, abbiamo visto il famoso Candelabro scolpito nella roccia. Questo è un petroglifo alto 128 metri, testimonianza dell'antica civiltà dei Paracas. Come molte altre cose del genere, si è conservato molto bene a causa della scarsità di piogge in questa regione.
Dette anche le "Galapagos dei poveri" per via della loro vicinanza alla costa, queste isole, poco più che scogli, sono un vero paradiso per gli animali marini. Ci sono infatti leoni marini, pinguini di Humboldt (una razza di pinguino molto piccolo), uccelli di vario genere e altro. Su queste isole ci sono anche i resti delle miniere di guano che era la principale risorsa economica in tempi passati.
Sulla via del ritorno ci siamo imbattuti in un branco di delfini. La visita è stata veramente molto emozionante, anche perchè sinceramente non mi aspettavo molto da questo posto. Io ero venuto in Perù per le montagne e le rovine inca.... Una cosa sorprendente era la temperatura dell'acqua dell'oceano, che qui di solito è freddissima: a causa del nino invece l'acqua era calda. E questo aveva pesanti conseguenze sul clima: c'era una grande umidità e una coltre di nuvole copriva il cielo, cosa anomala per questa stagione. Qua infatti ad agosto sarebbe inverno....
Dopo essere tornati a terra siamo andati in macchina a vedere le alte falesie sull'oceano Pacifico: veramente bello: spiagge solitarie, grotte imponenti e le onde del mare rendono il posto molto suggestivo. Subito dopo, l'autista ci ha lasciato alla stazione degli autobus di Pisco dove abbiamo preso un mezzo locale per Ica, dove poi avremmo dovuto cambiare per Nazca. L'autobus era quello dei fumetti: peruviani, galline, capre e quant'altro. Arrivati ad Ica però abbiamo scoperto che l'autobus per Nazca non c'era (tralascio di descrivere le condizioni igieniche della stazione degli autobus...). Non mi ricordo come abbiamo ottenuto un passaggio su un macchinone anni '70 in cui eravamo stipati in 8 (noi 4 e una famiglia locale). Il viaggio è durato parecchie ore non senza qualche timore per la guida del capofamiglia che tendeva a zigzagare: ma alla fine siamo arrivati al nostro lussuoso albergo a Nazca (il Nazca Lines Hotel), dove finalmente ci saremmo riposati.
Appena arrivati in albergo siamo stati accolti da una ragazza (carina) che ci ha dato i voucher per la gita del giorno successivo, cioè il sorvolo delle famose linee di Nazca, ossia delle rappresentazioni di animali visibili solo dal cielo. La mattina dopo ci sono venuti a prendere in albergo e la nostra guida (un'altra ragazzetta, molto meno carina ma molto intraprendente) ci ha portato in aeroporto da dove siamo partiti per un'ora di volo sulle linee; c'e' la scimmia, la balena, l'astronauta: in tutto 26 figure che sinceramente ci hanno lasciato un pò perplessi. Per informazioni a riguardo basta cercare "Nazca" su google e ci saranno centinaia di siti sulle linee, su Maria Reiche (colei che le ha custodite per più di 50 anni), ecc. Il volo si è concluso più o meno tranquillamente e dopo siamo tornati in albergo per il pranzo, non senza essere stati invitati ad una festa quella sera dalla nostra accompagnatrice....
Nel pomeriggio, dopo un adeguato riposo, abbiamo fatto un giretto per il paese, che sono veramente 4 case (tutte basse). Le statistiche dicono che questa è una delle zone più aride del mondo: in media mezz'ora di pioggia ogni due anni. Ebbene, noi abbiamo beccato quella mezz'ora....
nel corso del giro ci siamo informati sull'autobus per Arequipa, scoprendo che non ce ne erano prima di due giorni: onde evitare di perdere troppo tempo allora abbiamo noleggiato un'auto con autista per il giorno dopo. La sera poi, respinto ("grazie" a Ciro) l'attacco delle ragazzotte che tutte in tiro c'erano venute a prendere per portarci al concerto del loro idolo Alejandro Mesa, abbiamo tentato di riposare, con scarso risultato visto che il concerto si teneva allo stadio, davanti all'albergo....
La mattina dopo, di buon'ora, siamo partiti con questa potente vettura alla volta di Arequipa: ci aspettavano 570 chilometri, i primi 450 sulla carretera panamericana. Il tempo era grigio e minaccioso, come se si fosse in attesa di qualche tempesta.
Pochi chilometri a sud di Nazca ci siamo fermati a visitare questo impressionante cimitero della civiltà preincaica nazca: alcune tombe sono scoperchiate e si vedono i resti dei sepolti, conservati relativamente bene grazie all'aridità del clima di queste parti. A scanso di dubbi, i resti sono quelli che si vedono nella parte inferiore della foto.
Non credo di aver mai avuto tanta paura in automobile: la strada corre a metà di un'enorme duna di sabbia a picco sull'oceano, che ribolle 500 metri più in basso, ed è cosparsa di sabbia e massi anche di grandi dimensioni, oltre che percorsa da camion di vario tipo. In quest'ambiente, il guidatore si esibiva in sorpassi audaci e derapate impressionanti. Finalmente, quando il tratto costiero è finito, siamo andati a pranzo in un villaggetto in cui tutti gli abitanti stavano inchiodando le finestre: era veramente attesa la tempesta del nino. In questo clima apocalittico abbiamo mangiato (sempre tenendo d'occhio la macchina con i nostri averi) e poi siamo ripartiti, arrivando ad Arequipa, sotto la pioggia e a 2400 metri di altezza, solo alle 8 di sera, al termine di un viaggio diciamo faticoso.
Appena arrivati in albergo (Hotel Crismar), vicino alla centrale Plaza de Armas, siamo andati a cena in una posada lì nei paraggi. Abbiamo mangiato la pizza (che qui cuociono in forni di terracotta e che, nonostante il formaggio utilizzato sia un pò pesante, è buona) e il lomo fino (cioè, il filetto). Il giorno dopo, sotto un cielo grigio/rosso, siamo andati a visitare la città: prima la cattedrale e poi lo spettacolare monastero di Santa Catalina, una cittadella coloratissima dove vale veramente la pena di passare qualche ora.
Il monastero si trova a pochi passi dalla plaza de Armas.
Dopo aver impiegato tutta la mattinata a visitare il monastero abbiamo fatto un giro in città: il clima era veramente da fine del mondo, con il cielo coperto di nuvole dai riflessi rossi. Non avevamo ancora mai visto il sole da quando eravamo in Perù, e la cosa cominciava a farsi seccante. La sera nuovamente cena alla posada e durante la notte c'e' stato pure il terremoto. Almeno però, svegliandomi e guardando fuori dalla finestra, ho visto l'enorme mole del Volcàn Misti, il vulcano che domina Arequipa, finalmente visibile perchè il tempo era migliorato.
Oggi avremmo voluto fare la gita al canyon del Colca, che però avevamo annullato a causa del maltempo. Quindi, finalmente col sole, abbiamo fatto un giro in città con un tizio che ci ha portato in macchina in svariati posti. Quello più bello è stato questa chiesa da cui si ha un panorama della città con il vulcano sullo sfondo...
Ma anche la chiesa in sè era molto interessante. Completato il giro, siamo andati a vedere un altro monastero all'interno del quale c'e' una biblioteca lignea che ci ha ricordato quella di San Pietro in Vincoli... Il pomeriggio poi siamo andati all'aeroporto da dove dovevamo partire per Juliaca, sul lago Titicaca, a 3800 metri di altezza. Fino all'ultimo siamo stati in pensiero perchè arrivavano notizie che l'aeroporto di Juliaca fosse impraticabile per la neve, il che avrebbe sconvolto i nostri piani, ma alla fine siamo riusciti a partire abbastanza in orario....
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PARACAS - IL CANDELABRO
Dopo circa tre ore e mezza di automobile, siamo arrivati a Pisco. Qui, al porticciolo, ci siamo imbarcati sul gommone verso le Isole Ballestas, dove c'e' un parco marino con leoni marini, pinguini di Humboldt e altre centinaia di specie animali. In navigazione, sulla costa, abbiamo visto il famoso Candelabro scolpito nella roccia. Questo è un petroglifo alto 128 metri, testimonianza dell'antica civiltà dei Paracas. Come molte altre cose del genere, si è conservato molto bene a causa della scarsità di piogge in questa regione.