MONTE CAMICIA (12/9/2010)
ROCCA CALASCIO
ROCCA CALASCIO
FONTE VETICA
VALLONE DELLA VRADDA
VALLONE DELLA VRADDA
VERSO LA CRESTA
LA PARETE NORD DEL CAMICIA
LA PARETE NORD
LA PARETE NORD
LA PARETE NORD
PARETE NORD
VERSO LA VETTA
LA VETTA DEL MONTE CAMICIA
LA VETTA
Dopo anni e anni di attesa, finalmente io e Cesare siamo riusciti a tornare a farci un finesettimana sul Gran Sasso. Volendo stavolta visitare la parte orientale, abbiamo pensato, una volta esclusa la classica tenda a causa delle previsioni del tempo non particolarmente rosee, di dormire in un rifugio/albergo, e la scelta è caduta su questo posto favoloso, Rocca Calascio, un paesetto abbandonato in cima ad una montagna sovrastato dal castello dove hanno girato Lady Hawke e il Nome della Rosa. Qui è stato ricavato un albergo diffuso, con ristorante eccellente e stanze nelle varie case. La nostra stanza era addirittura in parte scavata nella roccia.
Arrivati dunque all'ora di cena in questa specie di nido d'aquila, abbiamo cenato e siamo andati a dormire fiduciosi in una giornata successiva perfetta dal punto di vista meteorologico. Alla mattina quando ci siamo svegliati però, pur essendoci il sole e il cielo azzurro, abbiamo constatato la presenza di nuvole che ancora avvolgevano le cime più alte. Senza scoraggiarci abbiamo preso la strada per Campo Imperatore e Fonte vetica, distante appena 20 km
Siamo arrivati in breve a questo rifugio/ristorante ai piedi del Monte Camicia all'estremità orientale di Campo Imperatore. Il tempo era bellissimo, anche se una fascia di nuvole avvolgeva la cresta dei monti. La cosa non ci ha scoraggiato e abbiamo cominciato a camminare per il sentiero che dal parcheggione delle auto si stacca sulla sinistra, costeggia il bosco di abeti (dove c'e' la fonte vera e propria) e si inerpica per il vallone di Vradda, ripida incisione fra il Monte Camicia e il Monte Tramoggia.
Essendo domenica ed essendo ancora l'inizio di settembre c'era parecchia gente. Il sentiero si è fatto via via sempre più ripido: dopo essere usciti dal bosco ci siamo inerpicati per un buon tratto da dove si dominava Campo Imperatore e il versante sud della catena del Gran Sasso. Il clou della gita sarebbe stato, nelle intenzioni, quello di affacciarci sul precipizio del versante nord, dove una parete verticale di oltre 1000 metri sovrasta le valli del teramano e dell'Abruzzo settentrionale.
La cresta continuava ad essere avvolta di nuvole: non si vedeva la vetta dei monti (tantomeno del Camicia) e paventavamo di fare l'ultimo pezzo immersi nella nebbia senza vedere nulla. Il che era piuttosto seccante, specialmente considerando la faticaccia che ci costava salire su...
Dopo circa due ore di camminata alquanto dura, le condizioni climatiche sono improvvisamente cambiate: mentre su Campo Imperatore si andava generando un nuvolone nero e minaccioso, la cresta si è improvvisamente scoperta completamente lasciando spazio al cielo azzurro: proprio l'immagine che eravamo andati pregustando all'inizio...
E coì, dopo circa due ore e mezza di cammino, siamo giunti sulla cresta, dove la terra si spacca e un'impressionante voragine si spalanca di sotto: un balcone di oltre 1000 metri sulle verdi colline di Teramo e delle Marche più in là, con il mare Adriatico sullo sfondo, a pochi chilometri.
Descrivere questo luogo a parole è impossibile, e farlo con le fotografie è appena dignitoso. Basti dire che il soprannome della parete nord del Camicia è "l'Eiger dell'Appennino"...
Oltretutto siamo stati gratificati dall'unica finestra di bel tempo della giornata: di lì a poco le nubi sarebbero tornate ad avvolgere la cresta e ad impedire la vista del panorama sottostante.
Ancora una foto del posto...
Dopo aver indugiato alcuni minuti sulla cresta, abbiamo intrapreso l'ultimo sforzo, la salita in vetta del Monte Camicia, distante circa 100 metri e una ventina di minuti.
Dal sentiero, qui piuttosto scomodo in quanto percorso attraverso un precario ghiaione in cui ad un passo in avanti ne corrispondevano due indietro il che mi ha provocato anche l'anomalo insorgere di crampi, era ancora più evidente lo spacco della montagna, un vero baluardo che difende la parte occidentale dell'Italia centrale dai venti freddi di nord-est...
Dopo quasi tre ore dalla partenza, siamo arrivati in vetta, a 2564 metri d'altezza. Il posto era sovraffollato di gente purtroppo (lo svantaggio di muoversi la domenica invece del sabato è evidente) ma lo spettacolo ugualmente fantastico, con l'intera catena del Gran Sasso che si allungava ad occidente e con la mole del Corno Grande a sovrastare tutto, anche se ad intermittenza a causa dell'andirivieni delle nuvole.
Dopo qualche minuto in vetta, abbiamo preso la strada del ritorno. Il tempo è rapidamente peggiorato per cui tutto il sentiero della cresta che abbiamo fatto, passando per il Monte Tramoggia e scendendo più ad est rispetto al sentiero dell'andata, è rimasto avvolto nelle nubi. Tuttavia la passeggiata è stata spettacolare: il ritorno è stato più lungo e siamo arrivati a Fonte Vetica solamente alle 3 quando comunque al rifugio siamo riusciti a pranzare, il che ha chiuso degnamente il finesettimana.
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ROCCA CALASCIO
Dopo anni e anni di attesa, finalmente io e Cesare siamo riusciti a tornare a farci un finesettimana sul Gran Sasso. Volendo stavolta visitare la parte orientale, abbiamo pensato, una volta esclusa la classica tenda a causa delle previsioni del tempo non particolarmente rosee, di dormire in un rifugio/albergo, e la scelta è caduta su questo posto favoloso, Rocca Calascio, un paesetto abbandonato in cima ad una montagna sovrastato dal castello dove hanno girato Lady Hawke e il Nome della Rosa. Qui è stato ricavato un albergo diffuso, con ristorante eccellente e stanze nelle varie case. La nostra stanza era addirittura in parte scavata nella roccia.