SADO-GA-SHIMA
SADO GOLD MINE
IL RISTORANTE MONOLINGUE
COSTA OCCIDENTALE
IL MEOTO HOTEL
IL VILLAGGIO
LA CENA IN HOTEL
MEOTO ROCKS
IL MEOTO HOTEL
LA MINIERA D'ORO - LA PARTE A CIELO APERTO
O-SADO SKYWAY
I GIRASOLI SULLA COSTA OVEST
Presa la macchina, abbiamo fatto rotta verso la zona del nostro hotel, mentre il tempo sembrava aprirsi e svelava la morfologia dell’isola: una piana fra due catene parallele di montagne. Vista l’ora presta abbiamo fatto visita alla miniera d’oro vicino Aigawa, molto impressionante (robot riproducono la vita lavorativa all’interno dei tunnel sotterranei che si percorrono lungamente) e interessante: la miniera di Sado è stata una delle più importanti fonti auree del Giappone dell’epoca Edo.
Dopodichè, in un clima afosissimo ma non piovoso abbiamo trovato il nostro hotel: un edificio anni ’70 alquanto decrepito nei pressi di un villaggio di case di legno più o meno diroccate, in un paesaggio di scogli e mare impetuoso. Visto che non c’era un’anima alla reception (il nostro arrivo era in effetti previsto per le 15) abbiamo deciso di fare un giro in macchina per la costa ovest dell’isola, punteggiata da villaggi di legno su baie comunque protette da frangiflutti di cemento e da scorci via via sempre più impressionanti, con costa a strapiombo sul mare. Abbiamo cercato un posto per mangiare e alla fine abbiamo individuato un locale con dei tavolini (non si capiva se le scritte potessero essere un’insegna) e ci siamo fatti portare ciò che stavano mangiando due ragazzi (fortunatamente presenti: altrimenti chissà come avremmo fatto ad ordinare): tempura, pesce fritto e conchiglioni sbollentati, sempre con la birra Asahi.
E’ stato impressionante vedere come qui non abbiano la più pallida idea di cosa sia una lingua straniera, ma ce la siamo cavata bene: e dire che questo è uno dei posti più turistici di Sado, dato che qui organizzano una gita con la barca dal fondo di vetro per ammirare i fondali…. Abbiamo poi continuato il periplo della parte nord dell’isola: stupenda la costa a picco sul mare, i villaggi di legno e la spettacolare strada tortuosa e strettissima.
Siamo infine tornati al nostro Meoto Hotel (inutile cercarne l'insegna in inglese...), a picco su una costa punteggiata da faraglioni: un decrepito hotel anni ’70 dove però abbiamo avuto una splendida stanza in stile giapponese (10 tatami) con finestra direttamente sul mare e il tramonto.
Tipici di Sado sono i villaggi di pescatori con le case completamente in legno: questo era quello accanto al nostro hotel, che aveva per la verità un'aria talmente dimessa da sembrare quasi semiabbandonato. Bisogna dire che più o meno tutta Sado ci ha dato l'impressione di essere un posto semiabbandonato, anche se non era affatto vero: in relatà c'era un sacco di gente, anche perchè il giorno dopo sarebbe iniziata l'annuale famosa festa della Celebrazione della Terra.
Alle 6 (!) siamo andati a cena a base di frutti di mare (ottima! Granchione in primis…) annaffiata con birra Asahi e sakè, dopodichè ci siamo ritirati, stanchi morti, nella nostra stanza, mentre il tempo sembrava ormai migliorato in modo abbastanza convincente.
Quando l'indomani ci siamo svegliati, il cielo era azzurro e il tempo bellissimo: fatta colazione (giapponese: Francesca ormai non ne poteva più, per fortuna oggi era riuscita a trovare del latte) in albergo, ci siamo fatti le foto alle rocce Meoto (che significa gemelle e che danno il nome all'albergo) e siamo partiti per un giro dell’isola che sarebbe durato sino a mezzogiorno, quando avremmo dovuto restituire la macchina e imbarcarci.
Questo posto ci ha lasciato una stranissima impressione: da una parte un posto abbandonato e cadente, dall'altra un luogo suggestivo fuori dal mondo.
Abbiamo fatto la O-Sado Skyway, una strada che supera la miniera d’oro (e da cui se ne vede la parte a cielo aperto, che vogliono candidare a sito patrimonio dell’umanità) e sale fino in cima alle montagne, da cui il panorama dovrebbe essere favoloso.
Purtroppo, sui monti c’erano invece delle nuvole, quindi il panorama l’abbiamo visto solo parzialmente.
Siamo poi tornati a percorrere quasi tutta la costa ovest, come il giorno prima, contando poi di fare la strada che conduceva a Ryutsu passando per il Monte Donden, massima elevazione dell’isola (più di 1100 metri), che però era chiusa: siamo dunque tornati indietro, godendoci ancora una volta il paesaggio della costa frastagliata, dei villaggi di legno e i campi di girasoli, e abbiamo ripreso la Sado Skyway per attraversare l’isola, percorrendola per intero: veramente spettacolare, con panorami eccezionali (rovinati dalle nuvole) e una parte in discesa che sembrava non finire mai. Riconsegnata la macchina (dopo aver percorso complessivamente 270 km) abbiamo fatto compere al terminal dei traghetti: vino di cachi e vino di kiwi, di cui offrivano una degustazione, e alle 12,35 siamo ripartiti con l’aliscafo per Niigata
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SADO GOLD MINE
Presa la macchina, abbiamo fatto rotta verso la zona del nostro hotel, mentre il tempo sembrava aprirsi e svelava la morfologia dell’isola: una piana fra due catene parallele di montagne. Vista l’ora presta abbiamo fatto visita alla miniera d’oro vicino Aigawa, molto impressionante (robot riproducono la vita lavorativa all’interno dei tunnel sotterranei che si percorrono lungamente) e interessante: la miniera di Sado è stata una delle più importanti fonti auree del Giappone dell’epoca Edo.