NEW YORK

Dunque, il 18 luglio, 36 ore dopo esserci sposati, accompagnati naturalmente da tutti e quattro i nostri genitori, siamo arrivati all'aeroporto di Fiumicino, al terminal C, per prendere l'aereo 149 della Delta che, partendo alle 12.10, ci avrebbe portati a New York.

L'aereo in perfetto orario, è arrivato a New York alle 3 e 40 di pomeriggio, dopo 9 ore di volo. Dopo le formalità burocratiche (che si sono appesantite negli ultimi tempi: adesso i doganieri ti fanno la foto e ti prendono le impronte digitali) siamo usciti dal terminal e abbiamo preso il pulmann per Grand Central Station, a Manhattan. Questo per voler risparmiare i soldi del tassi': in realtà alla fine abbiamo pagato 15 dollari di meno ma ci siamo dovuti fare una grande scarpinata per raggiungere l'albergo. Oltretutto faceva un caldo umido estremamente nocivo alla salute: più di trenta gradi e umidità vicina al 100%.

Il primo impatto con New York venendo dall'aereoporto JFK è abbastanza triste: la sterminata periferia del Queens, l'attraversamento del cimitero che si estende per chilometri e chilometri quadrati, proprio accanto all'autostrada, e infine il cupo tunnel sotto l'East River, prima di arrivare nel cuore di Manhattan, dove ci si ritrova sotto alti grattacieli, in una strada paralizzata dal traffico e brulicante di gente che corre in tutte le direzioni. Ma si dice che proprio questo sia parte integrante del fascino di New York...

Essendo, come detto, il nostro albergo (Il Park Central: come dice il nome, vicinissimo a Central Park) alquanto distante da dove ci aveva scaricato l'autobus, zaini in spalla ci siamo fatti 40 minuti di passeggiata lungo la Fifth Avenue, arrivando finalmente in albergo praticamente distrutti. Questa è stata la prima immagine di New York per Francesca, sicuramente non delle migliori.

La sera in compenso siamo andati a mangiare in una vicina bisteccheria (Shelley, sulla 58a strada) insieme a Giacomo, il fidanzato di Laura (la testimone-colpevole di Francesca), che vive e lavora qui. Abbiamo mangiato alla modica cifra di 260 dollari per tre bistecche (New York è infinitamente più cara di tutto il resto degli Stati Uniti, in particolare per il cibo) e poi siamo andati a prendere una birra in un bellissimo locale vicino a Columbus Circle, ricavato, sembra, da una vecchia biblioteca: poltrone e divani, pareti rivestite di scaffali di legno, vetrate, e aria condizionata, come ovunque in questo paese. Ed è qui che, per la prima volta, mi sono ritrovato a dire: "Ora chiedo a mia moglie": una sensazione particolarmente strana!

 

continua