la valle dell'omo |
TURMI - LA SERA
IL FIUME OMO
GLI OMORATE
GLI OMORATE
IL TERMITAIO
L'EVENGALI
L'EVENGALI
L'EVENGALI
L'EVENGALI
L'EVENGALI
L'EVENGALI
L'EVENGALI
L'EVENGALI
IL TRAMONTO
TURMI
ARBORE
ARBORE
ARBORE
ARBORE
KONSO - IL MERCATO
La serata era splendida, il cielo pieno di stelle e la luna piena: meno male, perchè un acquazzone avrebbe avuto conseguenze seccanti, per non dire nefaste: i berluscofobi ci avevano raccontato di come le notti precedenti, nonostante il cielo stellato la sera, si erano abbattuti rovesci che avevano allagato tutto: e ancora una volta ci era tornato in mente il racconto della mamma di Dario....
La mattina dopo ci siamo svegliati con una giornata meravigliosa ma con l'incertezza di cosa avremmo fatto: Mehari infatti non ci aveva detto nulla (non essendone in grado, peraltro). Alla fine abbiamo deciso di andare a vedere il villaggio di Omorate, l'ultimo insedimaento etiopico prima del lago Turkana e il confine con il Kenya, proprio sul mitico fiume Omo. In un'ora di macchina su una strada sterrata ma buona siamo arrivati in un paesetto (le solite 4 case) dove ci hanno controllato i passaporti e dove c'era l'imbarco sulle piroghe (ricavate da tronchi d'albero scavati) per attraversare l'Omo in modo da arrivare al di là, dove stava Omorate. Al prezzo di 40 birr a testa siamo stati traghettati attraverso il fiume, rosso e placido, e siamo arrivati al villaggio, accolti dal solito stuolo di ragazzini.
Dopo breve contrattazione con il consiglio degli anziani, radunato all'ingresso del villaggio, siamo entrati in questa specie di accampamento dove le case erano una sorta di tende-igloo di legno e foglie (all'interno delle quali c'era tutto, anche la cucina) e dove quelle che sembravano capanne erano in realtà depositi per il grano (che veniva raccolto nei campi circostanti essenzialmente dalle donne). Anche qui la gente naturlamente ci ha assalito per farsi fotografare (e pagare) ma con più garbo e in modo più simpatico rispetto ai Mursi, ad esempio. E' stata una visita tutto sommato molto piacevole, e qui abbiamo constatato come, nonostante l'evidente arretratezza del modus vivendi in generale, non ci fossero manifesti problemi di salute: non abbiamo visto nbambini denutriti o facce particolarmente tristi. E questo, in un certo senso, ci ha alquanto confortato.
La ressa intorno ai bottoni elargiti da Al Subdul è stata notevole....Finita la visita, abbiamo riattraversato il fiume e ci siamo fermati a prendere una birra in un bar del paese, popolato da prostitute dalle quali era praticamente impossibile non farsi osservare voracemente. D'altra parte, questo era un luogo di passaggio e quindi a maggior ragione questo genere di cose era prevedibile.
Sulla strada di ritorno a Turmi, in mezzo alla savana, si ergevano maestosi fino a 4 metri di altezza i termitai, che assumevano le forme più strane: alcuni sembravano castelli di sabbia. Veramente uno spettacolo considerevole.
Avevamo perso il salto del toro, ma nel pomeriggio almeno avremmo visto la danza di corteggiamento degli Hamer, chiamata Evengali. Certo, questa era sicuramente organizzata per i turisti (per il salto del toro ci vuole un matrimonio, invece...), ma tutto sommato ci dava l'opportunità per osservare da vicino questo popolo e i loro costumi. Costumi che peraltro non venivano indossati solamente per la danza, ma che erano invece il normale vestiario di tutti i giorni, come avevamo potuto costatare girando un po' per Turmi. Verso il tramonto dunque ci siamo incamminati in un villaggio vicino al campeggio e ci siamo aprrestati a vedere questa danza. Nella foto, le ragazze: vestite con le pelli di capra e ornate con collane di perline (commendevolmente, dai colori sociali).
La danza è costituita da una serie di battimani ritmati e canti d'accompagnamento, che fanno da contorno agli approcci che ciascuno dei maschi rivolge (saltando) alle ragazze, che li fronteggiano. E' una cosa piuttosto divertente, anche se dopo un pò ci è parsa un pò ripetitiva, considerando anche il fatto che è durata quasi un'ora.
Alcune delle ragazze erano molto carine, anche se tutte recavano sulla schiena i segni delle frustate rimediate in occasione della cerimonia del salto del toro: infatti durante tale cerimonia le donne della tribù dello sposo si fanno frustare dagli uomini per portare fortuna e prosperità al nubendo, oltre per dimostrare la fierezza e la forza della propria tribù. Saggio popolo, quello in cui le donne vengono frustate....
L'atmosfera era resa particolarmente suggestiva dalla luce del tramonto, che conferiva alla scena delle tonalità di giallo intenso che facevano risaltare ancora di più la pelle scura dei danzatori.
Anche i ragazzi erano vestiti in modo curioso, e sembravano divertirsi moltissimo. Io mi ero seduto a vedere la scena sull'apposito sgabellino, tipico della valle dell'Omo: una specie di affarino di legno che serve sia come cuscino sia come sgabello che avevo comprato poco prima in un negozio di souvenir, insieme a parecchia altra roba. Peccato che il ragazzo che gestiva il negozio indossasse un'insulsa maglia della lazie: dovevamo quindi aspettarci il fatto che poi avrebbe tentato di imbrogliarci sul prezzo, ma non ci siamo fatti certo ingannare.
Come si può capire, abbiamo fatto parecchie fotografie....
Perlopiù alle ragazze. Con questa luce risaltava particolarmente la loro acconciatura impastata nell'argilla.
Di nuovo una foto di spalle delle ragazze.
Dopo la danza, siamo tornati verso il campeggio, mentre il sole stava tramontando. Siamo andati a prenderci una birra in un vicino bar dove c'era della musica: ad un certo punto, con una certa sorpresa, abbiamo sentito l'inconfondibile voce di Mussolini che annunciava l'annessione dell'Etiopia all'impero, seguita da una canzone rap. Se ne sentivano di tutti i colori....
La mattina dopo abbiamo ricominciato il nostro viaggio verso nord: per fortuna il tempo aveva retto, erano state delle bellissime giornate e si stava benissimo. Un ultimo sguardo al campeggio e alla nostra tenda, prima di ripartire verso Arba Minch: ci aspettava un viaggio lunghissimo, quel giorno.
Un'oretta dopo la partenza, abbiamo fatto tappa all'ultimo villaggio che avremmo visitato : Arbore, a metà strada fra Turmi e Weito. Anche qui siamo stati accolti da bambini sorridenti e divertenti, mascherati come si vede nelle foto. Sembravano una copertina degli U2.
Qui ho speso quasi tutti gli spicci che mi erano rimasti per queste foto, ma ne valeva la pena. E' stato divertentissimo poi far rivedere ai bambini la loro immagine sul display....
Ancora i bambini di Arbore
Il nostro viaggio è poi continuato fino a Weito e da qui, dopo un caffè, verso Konso e Arba Minch, dove siamo arrivati al tramonto, stanchi e disossati.
Sulla strada, abbiamo anche fatto fotografie al coloratissimo mercato di Konso.
Lo Swaynes Hotel ci è sembrato una reggia, con luce e acqua calda, e farsi finalmente la doccia è stata una specie di liberazione. Il nostro viaggio al sud era finito, e con esso anche quello in Etiopia. Un viaggio bellissimo che mi sento di consigliare a tutti, per le innumerevoli cose che abbiamo visto e che ci hanno colpito, fra le quali il sorriso dei bambini, la pulizia e la dignità di queste genti. Oltre naturalmente alle meraviglie naturali e artistiche che abbiamo visto, specialmente al nord. Un viaggio sicuramente duro in alcuni frangenti, ma che merita assolutamente di ssere fatto.
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TURMI - LA SERA
La serata era splendida, il cielo pieno di stelle e la luna piena: meno male, perchè un acquazzone avrebbe avuto conseguenze seccanti, per non dire nefaste: i berluscofobi ci avevano raccontato di come le notti precedenti, nonostante il cielo stellato la sera, si erano abbattuti rovesci che avevano allagato tutto: e ancora una volta ci era tornato in mente il racconto della mamma di Dario....